Gastroscopia a Roma: cosa sapere

gastroscopia a roma borghini

Una guida completa sulla gastroscopia a cura del Dott. Raffaele Borghini, esperto nel settore, Medico Chirurgo specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva.

Cos’è la gastroscopia?

L’esofagogastroduodenoscopia, o più brevemente “gastroscopia”, è un esame endoscopico che, accedendo generalmente dalla bocca, permette di esplorare il tratto digerente superiore fino alla seconda/terza porzione duodenale attraverso una sonda manovrata da un medico specialista.

Perché eseguire una gastroscopia?

Le indicazioni a eseguire una gastroscopia possono essere molteplici. Nella maggior parte dei casi, il paziente è sintomatico, ovvero presenta segni o sintomi tali da necessitare questo esame, ma in molti sono anche coloro che eseguono una gastroscopia in condizione di asintomaticità per finalità di screening.

Le indicazioni per l’esofagogastroduodenoscopia includono:

  • Sanguinamento* delle vie digestive superiori, acuto o cronico (ematemesi, melena)
  • Sangue occulto fecale positivo e rettosigmoidocolonscopia negativa
  • Anemia*
  • Disfagia*, ovvero alterazioni legate alla deglutizione di solidi e/o liquidi e al loro transito attraverso l’esofago fino allo stomaco 
  • Odinofagia, ovvero la condizione in cui deglutire scatena dolore
  • Dispepsia, ovvero difficoltà digestive
  • Pirosi (o bruciore retrosternale)
  • Malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE o GERD) e sospetta esofagite
  • Vomito*
  • Epigastralgia, ovvero dolore a livello dei quadranti superiori dell’addome
  • Sospetta gastrite (da farmaci, Helicobacter Pylori, stress, etc…) e/o ulcera peptica
  • Conferma visiva ed eventuale campionamento bioptico di alterazioni riscontrate con test radiologici (e.g. polipi, ulcere gastro-duodenali, stenosi, alterazioni delle pliche duodenali)
  • Sospette ostruzioni del tratto digerente superiore
  • Dolore toracico atipico (non dipendente da patologie cardiache)
  • Dolore addominale di origine sconosciuta
  • Calo ponderale* involontario
  • Diarrea cronica/sindrome da malassorbimento
  • Necessità di eseguire biopsie duodenali (sospetta malattia celiaca, sindrome da malassorbimento)
  • Endoscopia operativa (polipectomie, mucosectomie)
  • Valutazione pre-chirurgia/sorveglianza post-chirurgia (e.g. chirurgia bariatrica)
  • Sorveglianza endoscopica di condizioni benigne o pre-maligne (e.g. pregressa ulcera peptica, gastrite con metaplasia, esofago di Barrett)
  • Diagnosi/trattamento/sorveglianza di varici esofagee
  • Familiarità per tumore dello stomaco

I segni e sintomi marcati con (*) rappresentano segnali di allarme che richiedono valutazione specialistica e sono indicazioni ad eseguire una esofagogastroduodenoscopia

Come è fatto un gastroscopio?

Si tratta di una metodica che si serve di una sonda sottile e flessibile, manovrata dall’operatore e dotata di sistemi all’avanguardia comprendenti:

  • fonte luminosa e telecamera, per la visualizzazione della superficie intestinale
  • canale per insufflazione di aria, necessaria per distendere delicatamente il viscere e renderlo esplorabile
  • canale dell’acqua, per i lavaggi e la rimozione di tutto ciò che ostacola la visione
  • canale di aspirazione di acqua, aria e materiale organico
  • canale operativo, per inserimento di strumenti e accessori di estrema utilità, in primis pinze sottilissime per prelevare campioni bioptici (spesso coincide con il canale di aspirazione.

La moderna tecnologia permette di concentrare tutte queste funzioni in pochissimi millimetri di diametro (anche solo 8 mm nel gastroscopio tradizionale).

L’operatore gestisce manualmente l’avanzamento dello strumento, il quale è anche dotato di manopole per direzionare specificatamente l’estremità dello strumento e la sua telecamera. Le immagini riprese dalla sonda sono proiettate in diretta su un monitor, parte integrante della cosiddetta colonna endoscopica.

Fa male una gastroscopia? Come può essere eseguita senza arrecare fastidi?

La gastroscopia non è un esame doloroso, ma in alcuni soggetti può arrecare fastidio, in quanto la sonda attraversa le vie digestive superiori e viene insufflata aria nel viscere: ciò può determinare uno stress di entità variabile da soggetto a soggetto, in base alla sensibilità.

Molti soggetti sono inoltre erroneamente spaventati dalla possibilità che l’introduzione dello strumento possa determinare un soffocamento.

Per ovviare al possibile inconveniente del fastidio, la gastroscopia può essere eseguita in modalità diverse:

  • anestesia locale: il paziente non riceve alcuna sedazione se non l’applicazione di uno spray a base di lidocaina che anestetizza il cavo orale e la zona faringea;
  • sedazione cosciente: il paziente riceve una sedazione endovena che lo mantiene sveglio ma meno responsivo agli stress e all’eventuale fastidio della gastroscopia;
  • sedazione profonda: il paziente riceve una sedazione endovena calibrata specificamente per età, peso, altezza ed eventuali ulteriori patologie concomitanti. Tale sedazione è atta a mantenere addormentato il paziente unicamente per il tempo necessario per l’esecuzione dell’esame. Il paziente si addormenta prima dell’inizio della gastroscopia e si risveglia spontaneamente appena terminato l’esame, senza alcun fastidio durante e dopo l’esame.

Come ci si prepara alla gastroscopia?

E’ buona norma eseguire esami del sangue comprendenti almeno emocromo ed esami della coagulazione (PT, PTT), nonché un elettrocardiogramma con visita cardiologica, specialmente se si appartiene a categorie a rischio e si superano i 50 anni di età.

Generalmente, solo poche regole vanno rispettate:

  • Digiuno per solidi e liquidi, per almeno 6 ore prima dell’esame
  • Assunzione per os di N-acetil-cisteina, per favorire lo scioglimento di muco presente nello stomaco e favorirne l’esplorazione (preparazione facoltativa)
  • Pasti leggeri in previsione dell’esame
  • Concordare con lo specialista l’assunzione o sospensione di categorie specifiche di farmaci, in primis anticoagulanti e antiaggreganti, nei precedenti l’esame

Come avviene la gastroscopia?

Il paziente viene invitato a sdraiarsi sul lettino della sala, per l’introduzione dell’accesso venoso (agocannula) per la somministrazione dei farmaci sedativi e/o di supporto.

Successivamente viene invitato a stringere fra i denti un boccaglio di plastica con un foro nella porzione centrale, dove passerà successivamente lo strumento: questo dispositivo impedisce al paziente di mordere accidentalmente la lingua e l’endoscopio. Vengono poi indossati dal paziente accessori di protezione, come teli usa-e-getta, da posizionare lungo il collo a salvaguardia degli indumenti.

La fase successiva comprende la sedazione, seguita dall’esecuzione dell’esame endoscopico vero e proprio.

In base alle esigenze cliniche, durante la gastroscopia possono essere eseguite:

  • biopsie, mediante pinze millimetriche inserite nel canale operativo: tale procedura è totalmente indolore per il paziente;
  • polipectomie, ovvero la rimozione endoscopica di lesioni polipoidi del tratto digerente superiore. Ci si serve di anse che possono essere eventualmente collegate a un dispositivo elettro-coagulante per un maggiore controllo delle complicanze (in primis, sanguinamento e perforazione);
  • mucosectomie, ovvero rimozione endoscopica di lesioni di maggiori dimensioni;
  • dilatazione endoscopica di tratti stenotici, specialmente a carico dell’esofago, mediante devices specifici;
  • posizionamento di protesi o dispositivi specifici

Per tutta la durata dell’esame il paziente è sottoposto a stretto monitoraggio clinico e dei parametri vitali, da parte del medico operatore e dell’anestesista, presente specialmente in caso di sedazione profonda.

Quanto dura una gastroscopia?

In condizioni normali, la durata di una gastroscopia è di pochissimi minuti (massimo 7-10 minuti), sebbene sia condizionata da molteplici fattori, in primis l’esecuzione di biopsie multiple. Nel caso di manovre operative più complesse, la durata può ulteriormente estendersi.

Cosa fare dopo una gastroscopia?

In caso di sedazione, è indispensabile essere accompagnati perché non è possibile condurre veicoli fino al giorno successivo. Lo stesso vale per lavori che richiedono elevati livelli di attenzione. Questo perché vengono alterati i riflessi, sebbene il paziente possa percepire una condizione di assoluto benessere, specialmente dopo una sedazione profonda.

Nella maggior parte dei casi, quando vengono eseguite delle semplici biopsie, al termine della gastroscopia il paziente può riprendere una normale alimentazione. Sono da preferire alimenti freddi o a temperatura ambiente.

Quali sono i fattori di rischio e i pazienti più a rischio nell’eseguire una gastroscopia?

  1. Età avanzata
  2. Severe patologie cardiache
  3. Severe patologie polmonari
  4. Patologie che favoriscono il sanguinamento (e.g. piastrine < 50 000, PT allungato)
  5. Anemia severa (emoglobina Hb <8 g/dL)
  6. Procedure di emergenza/invasive

I rischi legati alla gastroscopia sono:

  • Reazione allergica in caso di anestesia locale (1 ogni 10 000 procedure)
  • Complicanze cardiache (50 % delle complicanze totali della gastroscopia)
    • Calo della pressione arteriosa
    • Aritmie (indotte da un calo di ossigenazione)
    • Tachicardia ed extrasistole, nella maggior parte dei casi senza alcun significato clinico, si risolvono spontaneamente
    • Bradicardia (< 5% dei casi)
  • Complicanze polmonari (bassa incidenza, mortalità <1 ogni 50 000 pazienti)
    • Ipoventilazione
    • Apnea
    • Aspirazione
  • Complicanze gastrointestinali (<10% di tutte le complicanze, sebbene le più temute)
    • Perforazione (3 ogni 10 000 pazienti)
    • Sanguinamento (estremamente raro)
  • Infezioni: estremamente inusuali (1-5 ogni 10 millioni)
  • Morte (1 ogni 100 000)

Bibliografia

  1. Hassan C, Bersani G, Buri L, et al. Appropriateness of upper-GI endoscopy: an Italian survey on behalf of the Italian Society of Digestive Endoscopy. Gastrointest Endosc. 2007 May;65(6):767-74.
  2. Buri L, Hassan C, Bersani G, et al. Appropriateness guidelines and predictive rules to select patients for upper endoscopy: a nationwide multicenter study. Am J Gastroenterol. 2010 Jun;105(6):1327-37.
  3. Leslie K, Allen ML, Hessian E, Lee AY. Survey of anaesthetists’ practice of sedation for gastrointestinal endoscopy. Anaesth Intensive Care. 2016 Jul;44(4):491-7.
  4. Khan KJ, Fergani H, Ganguli SC, et al. The Benefit of Fentanyl in Effective Sedation and Quality of Upper Endoscopy: A Double-Blinded Randomized Trial of Fentanyl Added to Midazolam Versus Midazolam Alone for Sedation. J Can Assoc Gastroenterol. 2019 May;2(2):86-90.

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